Inchiesta sulla filiera del latte in Italia e Unione Europea

Inchiesta sulla filiera del latte in Italia e Unione Europea

Il comparto bovino è riconosciuto avere un pesante impatto ecologico ed è soggetto, per la natura stessa del prodotto di base, a facili adulterazioni e, per la natura stessa dei derivati, a forti potenzialità per contaminazione da microrganismi patogeni. Rischio che naturalmente aumenta con l’aumento dei tempi di stockaggio e trasporto.

I dati RASFF ci hanno come al solito fornito dati interessanti per un adeguata coscienza dei consumatori. Per quanto riguarda i dati RASFF va ricordato che le singole allerte spesso interessano interi lotti di quintali di prodotti spesso già immessi nel mercato quando scatta la notifica.

Per questi motivi, sperando di suscitare l’interesse dei consumatori, abbiamo deciso di cominciare ad analizzare questa filiera del latte Italia e Unione Europea

A livello di rischio per la salute emerge la carenza della filiera francese che risalta per numero di allerte sia a livello nazionale che europeo. A livello europeo i prodotti lavorati e i formaggi a pasta molle sono tra i prodotti più a rischio rispetto a latte e yogurt.

Dal punto di vista ambientale poichè, per far fronte di fatto a un eccedenza di produzione, si usano mangimi OGM e spesso di dubbia provenienza, non si comprende perché la UE continui a finanziare la filiera del latte senza porsi seri problemi sull’impatto ecologico e ambientale della stessa. In tal senso appare necessario valutare anche l’impronta ecologica, oltre che i rischi della salute di un settore che appare governato principalmente dalle regole del mercato.

La soluzione per ridurre l’impatto ambientale e il rischio per la salute della nostra industria alimentare è nelle mani del consumatore, che può cambiare dieta e scegliere opportunamente i prodotti. Se tutti adottassimo una dieta a base di vegetali ridurremmo le emissioni fino al 73% a seconda dell’area geografica. Il terreno ad uso agricolo sul pianeta si ridurrebbe di circa 3,1 miliardi di ettari (76%), diminuendo la pressione sulle foreste e gli altri ecosistemi naturali. Pur non arrivando a questi estremi possiamo ridurre notevolmente gli impatti mangiando biologico e per quanto possibile a chilometro zero, favorendo così anche le economie locali.

Al livello di dettaglio maggiore attenzione deve essere data alla filiera del latte bovino, del gorgonzola e del mascarpone, soprattutto in uscita. Rispetto all’enorme produzione ed esportazione sembra, invece, modesto, almeno nel mercato ufficiale, il rischio rappresentato da mozzarelle sia vaccine che di bufala rispetto all’enorme volume del mercato.

Riteniamo indifferibili i seguenti punti:

  1. Conservazione della biodiversità e del patrimonio genetico del bestiame per favorire uno stretto legame tra animali e territorio.
  2. Miglioramento dell’allevamento a ciclo chiuso e della produzione di mangimi conformemente al REG. Principi UE 848/2018 sull’allevamento biologico per garantire l’assenza o la riduzione drastica dell’uso di prodotti chimici.
  3. Propensione a forme di allevamento estensivo, all’aperto o, se intensivo, con una notevole riduzione della densità del carico rispetto ai limiti legali minimi.
  4. Recupero e valorizzazione del letame animale e di tutta la produzione per la produzione di fertilizzanti e di energia rinnovabile (biogas).
  5. Rispetto dei principi del benessere degli animali al fine di garantire agli animali condizioni ottimali di alloggio, alimentazione e manipolazione, indispensabili per la salute degli animali e per la qualità del prodotto.
  6. Responsabilità sociale per garantire i diritti minimi a tutti gli operatori[1].

Come consigli per i consumatori ricordiamo che, ai sensi del Regolamento CE 834/2007[2] nonchè le disposizioni attuative contenute nel Regolamento CE n. 889/2008[3], fissano (per le aziende biologiche di produzione di latte) degli standard per la produzione di latte biologico, gli animali che producono latte biologico:

  • devono essere alimentati al pascolo, o in alternativa con foraggi e mangimi biologici e provenienti preferibilmente dalla stessa azienda;
  • devono mangiare  alimenti  sani, selezionati, che non contengono additivi così da non incidere sul latte prodotto;
  • non devono essere alimentati in maniera forzata, ma secondo i loro ritmi;
  • devono vivere in ambiente salutare e con un’alimetazione naturale e non artificiale;
  • devono essere di razze autoctone e selezionate anche sulla base della vitalità e delle resistenza naturale alle malattie;
  • devono avere disposizione uno spazio sufficiente per muoversi liberamente, per sdraiarsi, per dormire, ed un’areazione abbondante;
  • devono essere trattate secondo le esigenze specifiche della specie, della razza, del comportamento e dell’età dell’animale;
  • (quando sono giovani) questi animali devono essere nutriti col latte materno e non artificiale;
  • non devono ricevere dei trattamenti preventivi con medicinali veterinari allopatici o antibiotici;
  • non devono ricevere dei trattamenti che prevedano l’uso di ormoni o di sostanze chimiche finalizzate ad aumentare la loro produttività in modo artificiale.

Dal 19 aprile 2017 nel nostro Paese è obbligatoria in etichetta l’indicazione di origine della materia prima dei prodotti lattiero caseari per cui consigliamo i consumatori di dare la dovuta importanza a questi dati e segnalare la loro eventuale assenza.

Ai fini del miglioramento della prestazione ambientale del formaggio, il confronto tra le diverse realtà produttive ha fatto emergere che il conferimento dei reflui zootecnici a un digestore anaerobico permette di ridurre le emissioni di metano e protossido di azoto associate a un litro di latte[4].

Riteniamo che i consumatori facendo opportune scelte possano influenzare, anche attraverso un opportuno passa-parola, il mercato bypassando la “morbidezza” di molte norme UE relativamente al controllo delle filiere e del loro impatto ambientale e sulla salute pubblica.

Note

[1] https://www.friendoftheearth.org/live-sustainably/sustainable-farming/

[2] Regolamento (CE) n. 834/2007 DEL CONSIGLIO del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91. https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2007:189:0001:0023:IT:PDF

[3] Regolamento (CE) n. 889/2008 della Commissione, del 5 settembre 2008 , recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l’etichettatura e i controlli. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32008R0889

[4] Trevisan M., Corrado S., Impatto ambientale. LCA Formaggi DOP

Per scaricare il rapporto completo: Inchiesta sulla filiera del latte in Italia e Unione Europea

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