Nel Decreto Semplificazioni nuove norme ammazzaforeste

Nel Decreto Semplificazioni nuove norme ammazzaforeste

La bozza circolante del Decreto Semplificazioni, in particolare visti i contenuti dell’Articolo 47 (Piano straordinario di manutenzione del territorio forestale e montano, interventi infrastrutturali irrigui e bacini di raccolta delle acque), rappresenta l’ennesimo attacco alla qualità ambientale e alla protezione del territorio.

Nella Relazione illustrativa si prevede di innalzare gli incrementi annui di prelievo (tagli boschivi) nelle foreste italiane, dalle attuali percentuali del 18% fino al 50% ed oltre naturalmente senza specificare alcuna distinzione tra boschi naturali, rimboschimenti e impianti artificiali per la produzione di cellulosa. Ricordiamo che i boschi naturali dovrebbero essere protetti come oasi di biodiversità, veri e propri ecosistemi alla base della qualità della stessa biosfera e tagliati il meno possibile. Dal punto di vista ecologico l’abbandono delle attività silvo-colturali è una cosa buona per la biodiversità aumentando la complessità strutturale. Ma evidentemente l’ecologia vegetale e la tutela della biodiversità sono l’ultima cosa a cui i politici pensano, nella migliore ipotesi per ignoranza .

Si legge nella bozza:

“Al fine del miglioramento della funzionalità delle aree forestali ubicate nelle aree montane ed interne, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, previa intesa della Conferenza permanente tra lo Stato le Regioni e le Province autonome, elabora entro 180 giorni un programma straordinario di manutenzione del territorio forestale e montano, in coerenza con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile fissati dall’ONU per il 2030 e del Green new deal europeo”.

Viste le caratteristiche del Testo unico forestale questo vuol dire poter intervenire per facilitare il taglio di boschi anche in ambito montano. Lo sviluppo (in)sostenibile previsto dal Green New Deal Europeo percepisce infatti i boschi come biomasse rinnovabili e non come costituenti naturali della biosfera. Questo permetterebbe (con finanziamenti nazionali e regionali) la costruzione di strade di penetrazione forestale e il mantenimento di quelle esistenti, per facilitare le operazioni di taglio e asporto del legname, causando ulteriori frammentazioni e degrado idro-geologico del territorio.

La Sezione A contiene un elenco ed una descrizione di interventi selvicolturali intensivi ed estensivi, di prevenzione selvicolturale degli incendi boschivi, di ripristino e restauro di superfici forestali degradate o frammentate, secondo quanto previsto dall’articolo 7 del Decreto legislativo 3 aprile 2018 n 34 “Testo unico delle foreste e delle filiere forestali” da attuare da parte di imprese agricole e forestali su iniziativa del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e delle Regioni e province autonome.

Ricordiamo che gli interventi di pulizia del sottobosco nei boschi naturali rappresenta una delle principali garanzie per il loro degrado ignorando completamente lo stretto legame a livello micorrizzico tra tutte le componenti di un consorzio vegetale. Esporre il suolo significa inevitabilmente degradarlo. Eliminare la vegetazione arbustiva favorisce erbe alte e aridità favorendo ulteriormente gli incendi. Tutta la logica della lotta agli incendi boschivi è attualmente assolutamente esiziale per un’elevazione della loro qualità ecologica e risponde anch’essa a criteri economici e non ecologici.

Per quanto riguarda il ripristino forestale avviene, in assenza di disturbo, in modo naturale ed economico e va valutato caso per caso se non sia meglio lasciare alla Natura il compito di rimarginare le ferite causate dalla sconsiderata attività antropica, limitando nei modi opportuni accesso e gestione delle aree danneggiate.

La mancanza di riferimenti ai sistemi di norme comunitari, nazionali e regionali a tutela della flora e della fauna in questo documento e nello stesso TUF rende evidente una miope e obsoleta visione strettamente legata a interessi economici, ignorando completamente la necessaria sinergia con l’ecologia, che percepisce le foreste come basi fondamentali per la vita del pianeta e non certo come potenziali banche.

Tutto questo avviene in totale spregio  D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale che all’ art. 3 quater afferma “ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future. Anche l’attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione”.

Ci sembra ovvio che i pessimi contenuti presenti nella bozza del Decreto semplificazione e nella Strategia Forestale Nazionale, implementati dalle falle del Testo Unico Forestale, avranno come effetto, se attuati, la distruzione del paesaggio forestale italiano e della sua biodiversità, aumento della desertificazione e dell’erosione del suolo, distruzione dei serbatoi di carbonio ed effetti devastanti sul dissesto idrogeologico.

Ricordiamo che nella stessa Strategia Forestale Nazione, pur ponendo alcuni paletti alle numerose falle del TUF relative alla protezione della biodiversità, alla necessità di opportune zonazioni e alla tutela dei boschi vetusti, nessuna attenzione è data alla non gestione, in particolare di aree forestali di interesse per la tutela idro-geologica e ingenerale strategiche dal punto di vista dei servizi ecosistemici e della biodiversità.

Si identifica infatti la Gestione Forestale Sostenibile o gestione attiva (art.3, comma 2, lettera b) decreto legislativo 3 aprile 2018 n. 34) “quale strumento programmatico e operativo in grado di portare le diverse esigenze dell’economia, dell’ambiente e della società sul territorio, garantendo la conservazione delle foreste e la fornitura dei relativi Servizi Ecosistemici”.

Anche nelle azioni viene esaltato il ruolo economico apparentemente percepito come fondamentale mentre è in realtà proprio il cardine dei problemi dei boschi naturali italiani: creano economia soprattutto se tagliati. In realtà qualsiasi tipo di gestione non strettamente conservazionistica è dannosa per qualsiasi comunità forestale naturale, che viene inevitabilmente alterata come minimo a livello strutturale, mentre dal punto di vista ecologica può essere considerata di interesse naturalistico solo per comprensori forestali artificiali.

Il documento e gli allegati ripetono ossessivamente il tema della gestione. Il bosco non è individuato come ecosistema fondamentale da lasciare alla libera evoluzione ovunque sia possibile ma tendenzialmente come risorsa. L’abbandono è anzi ripetutamente considerato come dannoso. A tal proposito si riconosce addirittura “il ruolo strategico della selvicoltura e delle attività agrosilvopastorali tradizionali” della funzione “protettiva e ambientale” mentre il degrado dei boschi italiani (e in generale di tutti i boschi) è proprio dovuto alle attività citate.

Ci impegneremo con tutte le associazioni, i comitati e i cittadini di buona volontà per combattere questa deriva anti-ecologista che contrasta con le strategie e le norme per la tutela della biodiversità oltre che con le conoscenze scientifiche. Invitiamo tutti a contrastare il taglio dei boschi naturali ovunque sia possibile e nei modi ritenuti opportuni.

Ci appelliamo al rispetto della Costituzione che, ricordiamo all’art.9 della costituzione recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.” Ma la Costituzione Italiana, come dovrebbero sapere tutti i cittadini, è qualcosa che i politici italiani sembrano costantemente ignorare, così come una seria politica ecologica del territorio.

 

Per approfondire il tema foreste in Italia e TUF

Sulle foreste la lotta legale vince: accolto dal Consiglio di Stato il ricorso delle Associazioni per il piano antincendio boschivo (AIB) della Regione Toscana

La Giunta Zingaretti all’attacco delle faggete relitte

Indagine sulla tutela degli alberi monumentali italiani

II video e il materiale integrale della Conferenza Stampa del 18 dicembre 2019, “Integrazione e completamento PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima): si tenga conto delle evidenze scientifiche

Oggi alla Camera le associazioni hanno stroncato il mito delle biomasse legnose

Il Governo del Cambiamento continua la politica antiecologista e antiscientifica dei precedenti governi

L’intervento di European consumers alla Giornata di studio su Biomasse forestali ad uso energetico.

https://www.europeanconsumers.it/tag/foreste/

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1 commento

  1. Francesco Dordoni

    E’ evidente che la politica ha perso il suo ruolo di governo, indirizzo, mediazione tra le diverse anime sociali ed è ormai, da anni, asservita agli interessi dei vari potentati economici. Sono cicli storici e purtroppo penso che non ci sia un rimedio immediato se non quello dell’impegno personale sulle nostre realtà locali. Dove possibile si possono comprare aree boschive e tutelarle di persona, nella speranza che nel prossimo futuro si ricominci a ragionare (io ho fatto così). Pensare di usare la legna per produrre energia costituisce un arretramento tecnologico di un secolo!!

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