Il 27mo parere del CIEB, Comitato internazionale per l’Etica della Biomedicina, diffuso il 15 dicembre scorso, prende spunto dalle sanzioni pecuniarie comminate ai cosiddetti “no-vax” per investigare il tema delle frodi scientifiche, dell’onestà intellettuale dei ricercatori e dei dibattiti pubblici conseguenti.
Tutti temi in gran parte richiamati da un recente appello lanciato da 38 scienziati di fama mondiale dalle pagine della rivista Science in merito ai cosiddetti batteri specchio.
L’appello in questione, che non suona come una proposta di moratoria, è supportato da un dettagliato Rapporto tecnico di 300 pagine in cui si rilevano le criticità di questa nuova frontiera dell’ingegneria genetica nata con l’intento dichiarato di trovare nuove cure, ma che espone l’intero genere umano, nel prossimo futuro, alle minacce di potenziali attacchi biologici.
Ne parliamo con il prof. Luca Marini della Sapienza Università di Roma, tra i più noti esperti di bioetica e di biodiritto internazionali, ex vicepresidente del Comitato Nazionale per la Bioetica e attualmente coordinatore del CIEB.
- Professore, il recente Parere del CIEB fa riferimento a: 1) la Risoluzione n. 2361(2021) del 27 gennaio 2021 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, in cui si stabiliva, già nei mesi più bui della ‘pandemia’, che nessuno subisse pressioni politiche, sociali o di altro tipo affinché si vaccinasse, se non desiderasse farlo personalmente; 2) il Regolamento n. 2021/953 del 14 giugno 2021 del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea, secondo cui «E’ necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate». In Italia, al contrario, discriminazioni e sanzioni pecuniarie varate da governi che poco o nulla rappresentavano i cittadini hanno condotto il Paese verso una tirannia sanitaria senza precedenti, sebbene fosse evidente, e ammesso dalle stesse case farmaceutiche fin dal 2022, che i cosiddetti vaccini non erano in grado di prevenire la malattia, né di mitigare i sintomi relativi, ma, anzi, esponevano i soggetti “vaccinati” a effetti avversi anche letali: e, infatti, le evidenze scientifiche confermano oggi una mortalità in eccesso proprio nei Paesi in cui la cosiddetta campagna vaccinale è stata più attiva. Tornando ai batteri specchio, è sotto gli occhi di tutti che i protagonisti della comunicazione scientifica si sono orientati verso una propaganda aggressiva nei confronti di chi mette in guarda contro i rischi della biologia sintetica. L’appello pubblicato su Science, da parte sua, invita a un ampio confronto tra gli stakeholder, l’industria, i decisori politici e l’opinione pubblica, allo scopo di tracciare una efficace analisi dei rischi e un percorso ‘appropriato’ da seguire. Secondo Lei, siamo pronti a questo confronto?
Al di là delle dichiarazioni di facciata, dibattiti pubblici trasparenti e obiettivi restano un’utopia: in primo luogo perché la gente comune non ha tempo e voglia di preoccuparsi di nient’altro che non sia far quadrare il bilancio famigliare; e poi perché gli stakeholder cui Lei allude controllano, allo stesso tempo, circuiti accademici, scientifici, tecnologici, produttivi, commerciali, culturali, comunicativi e politici. Il nocciolo della questione è proprio questo: prendere coscienza dei mastodontici conflitti di interesse che gravano sul mondo scientifico e accademico. E non mi riferisco solo a sollecitazioni di natura finanziaria, ma anche e soprattutto biopolitica.
- Cosa intende, esattamente?
L’affaire Covid ha messo bene in luce come la manipolazione dei dati scientifici possa essere funzionale a una propaganda fondata sul terrore e finalizzata a soggiogare intere popolazioni mediante la progressiva erosione dei diritti fondamentali: è ciò che io chiamo totalitarismo biopolitico globale. E molti scienziati, se così possiamo chiamarli, hanno capito che far parte di questo ingranaggio, fornendo le evidenze scientifiche volta per volta più convenienti, può essere molto vantaggioso.
- Il Parere del CIEB propone, quale soluzione a questo problema, una rinnovata eticità dei ricercatori. Ma tra gli autori dell’appello alla prudenza pubblicato su Science figurano proprio personaggi che hanno fatto la loro fortuna con l’ingegneria genetica. Eppure, anche loro parlano di un possibile innesco di reazioni incontrollabili e irreversibili da parte di entità replicanti che potrebbero facilmente eludere il sistema immunitario dell’essere umano, ma paradossalmente invocano, quale soluzione, ulteriori sostegni di natura politico-finanziaria al fine di condurre nuove ricerche finalizzate al biocontenimento. Si sta sfacciatamente giocando alla luce del sole per creare un’arma biologica e poi (tentare di) trovare un rimedio? Siamo all’evoluzione scientifica dell’impertinenza?
Sì, direi proprio di sì. A parte il fatto che l’appello in questione si guarda bene dall’invocare una moratoria sulla ricerca relativa ai batteri specchio, andrebbe comunque ricordato che tutte le moratorie approvate fino a oggi non sono servite ad altro che a sdoganare gli incubi che esse stesse profilavano. Pensi alla moratoria sugli OGM del 1998, che ha condotto ai regolamenti europei del 2003 che hanno legittimato l’immissione in commercio di alimenti contenenti o derivati da OGM, senza che i consumatori possano conoscere la presenza di materiale geneticamente modificato. Ma pensi soprattutto alla celebre moratoria di Asilomar del 1975, che certamente non è servita a bloccare, sarebbe il caso di dire “sul nascere”, lo sviluppo delle biotecnologie in campo vegetale, agro-alimentare o umano. E torniamo al punto di partenza: i mastodontici conflitti di interesse del mondo scientifico e accademico. Non a caso, l’ultima moratoria nel campo della genetica, e cioè quella proposta nel 2015 sull’editing del DNA, non è stata nemmeno approvata.
- La notizia che il medicinale BOVAER destinato a ridurre le flatulenze dei bovini da allevamento provochi danni gravi o irreversibili alla salute degli animali e, di conseguenza, alle persone che utilizzano i prodotti alimentari da essi derivati conferisce nuova attualità la questione del ‘salto di specie’ di patologie che può derivare dall’immissione in commercio dall’ingegneria genetica applicata alla medicina e alla insufficiente sperimentazione di medicinali immessi in commercio senza informazioni adeguate. Possiamo sperare in una inversione di tendenza rispetto a questa spensieratezza degli organi preposti alle autorizzazioni al commercio di medicinali sperimentali?
La “spensieratezza” cui lei allude coinvolge tanto le sedi politico-istituzionali quanto le sedi scientifico-accademiche, legate tra loro a doppio filo. Mi spiego: se la normativa vigente subordina l’accesso alla carriera universitaria, e la sua progressione, alla pubblicazione di articoli scientifici su determinate riviste, è ovvio che basterà controllare i board delle riviste in questione per pianificare a tavolino le carriere dei ricercatori, magari agevolando quelli che avallano le evidenze più funzionali a una certa biopolitica e magari ritardando o ostacolando quelli che, con onestà intellettuale, esercitano ancora il pensiero critico e mettono in discussione le evidenze dominanti. Per fare un esempio, provi a immaginare quanto sia tutta rose e fiori la carriera di un ricercatore che metta in dubbio l’efficacia o la sicurezza del cosiddetto vaccino anti-Covid, come anche di chi critichi l’aura di santità che avvolge l’Unione europea, e avrà un’idea di cosa voglio dire. E quindi provi a immaginare quanto sia strategico controllare i processi di produzione normativa che soprintendono tanto alla disciplina delle carriere accademiche, quanto all’autorizzazione all’immissione in commercio di farmaci sperimentali. È un vero e proprio “cerchio magico”.
- Professore, la ricerca scientifica nel campo della genetica è in gran parte gestita da enti finanziati e controllati da sedicenti filantropi che giocano al tavolo verde della finanza in tema di rischi globali. Concentrazione del potere finanziario, invasività delle nuove tecnologie e azzeramento dei diritti fondamentali sono, di fatto, le nuove armi di distruzione di massa. È possibile ricostruire, al riguardo, una nuova categoria di crimini contro l’umanità, seguendo l’esempio dell’ecocidio di cui parla la Corte Penale Internazionale?
Si potrebbe configurare la nuova categoria dei biocrimini contro l’umanità, rispetto ai quali vedrei utile rivitalizzare il principio di universalità della giurisdizione penale. Secondo questo principio, l’autore di un crimine contro l’umanità può essere giudicato da qualsiasi Stato, indipendentemente dal luogo in cui il crimine è stato commesso, nell’interesse dell’intera Comunità internazionale. A risultati così significativi potremmo arrivare se fossero spinte fino in fondo le indagini avviate dagli organi giudiziari di quegli Stati che stanno investigando sulla gestione globale del Covid, come ad esempio la Florida. Del resto, chi negli ultimi anni ha esercitato poteri di governo e ha sostenuto la pseudo-campagna vaccinale, pur sapendo che il cosiddetto vaccino era un farmaco sperimentale non in grado di prevenire i contagi e dagli effetti avversi sconosciuti, non dovrebbe essere processato come un biocriminale?
Chiara Madaro, gennaio 2025
[1] Elisa Buson, ‘Scienziati, stop agli studi sui batteri specchio’, 13 dicembre 2024, in: https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/biotech/2024/12/13/scienziati-stop-agli-studi-sui-batteri-specchio-_a90cc8d2-1449-4221-b846-c7fab28053d4.html
Ottima. Molto utile. Alla fine anche il CIED si schiera, ma solo alla fine. Ora, sarebbe interessante sapere, leggendo il 27mo parere del CIED, cosa peneserebbero di se stessi tutti i professoroni e ricercatori che sono stati buoni, ubbidienti e muti per tutto il tempo del Covid-19? Immagino come si difenderebbero i consulenti del CIED: ma noi siamo il CIED, dobbiamo solo giudicare.