Tre italiani stanno attraversando la Foresta Amazzonica in bici per sensibilizzare sulla sua protezione e sul rispetto dei diritti civili delle comunità indigene

La foresta amazzonica è un patrimonio naturale inestimabile da cui dipende la qualità ecologica dell’intera Ecosfera. L’Amazzonia assorbe da 150 a 200 miliardi di tonnellate di carbonio e rappresenta uno degli elementi fondamentali dell’equilibrio climatico del Pianeta. La temperatura elevata e costante tutto l’anno e le piogge in grandi quantità sono le condizioni perfette gli altissimi livelli di biodiversità, da quella vegetale a quella animale.

La deforestazione è la principale causa che minaccia la sopravvivenza di questo polmone verde planetario: nel territorio brasiliano si perde una superficie di foresta pluviale equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto[1] a causa degli interessi dell’industria mineraria e dell’agricoltura industriale: la foresta pluviale brasiliana si è ridotta, solamente tra l’agosto 2017 e il luglio 2018, di ben 7900 km² a causa della deforestazione[2]. Tra gennaio e dicembre 2022 la distruzione ha interessato 10.573 chilometri quadrati portando il totale dell’ultimo quadriennio ad oltre 35.000 chilometri quadrati[3].

In questa regione una delle tecniche utilizzate per espandere le aree per le coltivazioni, gli allevamenti e le miniere è l’utilizzo del fuoco. La tecnica si chiama “slash and burn”, taglia e brucia e procede ettaro dopo ettaro. Eliminata la foresta, i terreni restano argillosi, vengono dilavati dalla pioggia e diventano sterili per le coltivazioni. Per cui agricoltori e allevatori si spostano altrove effettuando le medesime distruzioni. Inoltre, l’utilizzo del fuoco provoca enormi incendi, difficilmente gestibili, che si estendono su enormi superfici per mesi. Secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (INPE) nell’ultimo anno gli incendi in Brasile sono aumentati dell’ 83%, registrando oltre 73.000 roghi in tutta la foresta amazzonica.

La distruzione della foresta si accompagna alla violazione dei Diritti Umani in una spirale folle e disumana nella direzione della distruzione dell’ecosfera naturale.

Le politiche del Governo Brasiliano per anni non sembrano di certo aver rincorso la sostenibilità e, anzi, hanno favorito il degrado ambientale della più grande foresta primaria a livello globale.

L’ex-Presidente Bolsonaro appoggia il “blocco ruralista” e sostiene gli interessi dei grandi proprietari terrieri e dell’industria agricola. Durante la sua Presidenza ha emanato leggi per allentare le protezioni ambientali, aprire i territori indigeni all’estrazione mineraria e ha proposto un piano per costruire una grande autostrada asfaltata che attraversi la Foresta Amazzonica.

Durante la sua campagna elettorale, Bolsonaro ha parlato anche dei piani per rimuovere le protezioni terriere per gli indigeni, allontanare le ONG internazionali, come Greenpeace e WWF, dal Paese ed eliminare il Ministero dell’Ambiente del Brasile accorpandolo al Ministero dell’Agricoltura, guidato dall’industria agricola, che non ha interesse nella sostenibilità e nell’ambiente ma solo nelle prospettive economiche a breve scadenza[4].

Luiz Lula da Silva, presidente per la seconda volta dal primo gennaio 2023, ha promesso interventi decisivi e la protezione delle comunità indigene. Ma attualmente la distruzione continua a procedere al ritmo di più di 300 kmq al mese[5], mentre agli indigeni sono stati riconosciuti diritti solo su 1200 chilometri quadrati di foresta[6]. Il Paese ha infatti 733 territori che attendono di essere riconosciuti agli indigeni. Quelli appena attribuiti rappresentano una minuscola parte del numero totale.

Per sensibilizzare su questi temi tre ciclo-viaggiatori italiani stanno conducendo un viaggio nella Grande Foresta per testimoniare la stretta relazione tra la conservazione della Natura e il rispetto dei Diritti Umani. Si tratta di Alberto Vaona[7] Paolo Simone[8] e Riccardo Bonazzo[9].

Durante la “Transamazzonica” in bici hanno programmato un pericoloso percorso di 2500 km da Belem a Labrea, poi in direzione sud nella Selva Boliviana fino a salire sulle Ande a 4500 metri e scendere verso l’Oceano Pacifico. Una spedizione pericolosa tra caldo equatoriale, umidità soffocante, malattie tropicali non sempre guaribili, animali e insetti potenzialmente letali, elevati rischi di rapina a mano armata.

Un viaggio non solo all’insegna dell’impresa sportiva, ma anche e soprattutto volto ad attirare l’attenzione sulla distruzione della Natura e sulla violazione sistematica dei Diritti Umani.

L’Amazzonia è il luogo dove più che altrove si gioca il destino dell’Umanità. Il viaggio vuole dare il messaggio che un’altra Umanità che viva in pace con il suo ambiente e con sé stessa è possibile ed essere un contributo testimoniale a questa progressione.

European Consumers APS esprime gratitudine e ammirazione, per i tre eroici sportivi che porteranno la lotta a favore della biodiversità e del rispetto dei diritti civili nel cuore della Grande Foresta.

Note

[1] Amazzonia. https://www.wwf.it/dove-interveniamo/il-nostro-lavoro-nel-mondo/amazzonia/

[2] Brasile, deforestazione record in Amazzonia: +13,7 per cento in un anno. https://www.corriere.it/ambiente/18_novembre_28/brasile-deforestazione-record-amazzonia-137-cento-un-anno-462c145c-f303-11e8-bf1c-39c2f2f9623f.shtml

[3] Amazzonia, un mese da dimenticare. Per Lula inizia la sfida più difficile. https://resoilfoundation.org/ambiente/amazzonia-deforestazione-lula-brasile/

[4] Brasile, il nuovo Presidente Bolsonaro è il “Trump dei Tropici”: piani folli per il clima e la Foresta Amazzonica. https://www.meteoweb.eu/2018/10/presidente-brasile-bolsonaro-trump-clima-ambiente/1173980/

[5] Amazzonia, record di deforestazione a febbraio: distrutti 320 chilometri quadrati. https://www.open.online/2023/03/10/amazzonia-deforestazione-record-febbraio-2023/

[6] Il Brasile ha istituito 6 nuove riserve indigene.

[7] Alberto Vaona. 47 anni, direttore sanitario un’azienda di servizi di telemedicina per gruppi assicurativi, medico all’Asl9 e presidente di Colomitalia organizzazione noprofit di Vicenza. https://www.larena.it/territorio-veronese/citta/alberto-vaona-amazzonia-ande-bicicletta-sud-america-1.10020409

[8] Paolo Simone, 63 anni, pilota in pensione dell’Aeronautica militare, si è occupato di soccorso in mare e quindi in montagna anche in teatri di guerra. collaudatore di produzione per la linea elicotteri, istruttore di sopravvivenza in montagna, comandante della Squadriglia Collegamenti e Soccorso di Linate. https://www.iosonoamazzonia.org/it/paolo-simone/

[9] Riccardo Bonazzo. 63 anni, Carabiniere Forestale, nato nel 1960, ex atleta del Corpo Forestale dello Stato, pluridecorato, ha all’attivo 40 maratone internazionali. In ambito ambientale si è impegnato contro i tagli boschivi indiscriminati e gli abusi edilizi, in operazioni anti-bracconaggio e nel sequestro di animali maltrattati https://www.iosonoamazzonia.org/it/riccardo-bonazzo/

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1 commento

  1. Ennio Cunial

    Sempre più veloci, sempre più consumi, sempre più modernità, sempre più distrazione con un mix di illusioni, portano alla cultura dell’ignoranza. Quindi il “Progresso” che porta all’autodistruzione. L’uomo il peggiore degli animali che pensa di essere intelligente.

    Rispondi

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